
Marco Lami, 23 anni, nato e cresciuto a Pisa. Studente al primo anno magistrale in Applied Economics (MSc in Applied Economics, Economic data Analytics track) ed al primo anno di collegio presso la residenza Job Campus di Padova.
In questa intervista, a cura di Mariagloria Gelao, studentessa della Residenza Job Campus, ci racconta la sua esperienza come partecipante al Future Thinking, percorso di orientamento personale e professionale promosso dall’Ufficio Career Service del Collegio Mazza.
Buongiorno Marco, parliamo di Future Thinking. Questo percorso che hai intrapreso, come credi possa incidere sul tuo percorso per quanto riguarda le tue scelte future accademiche? E in che modo ti sta aiutando ad immaginare il tuo percorso futuro?
Il Future Thinking è stato sicuramente un esperienza di crescita e di scoperta di se che mi ha permesso di ritagliarmi uno spazio di riflessione, su ciò che guida le mie scelte, i miei valori e le mie passioni, sulle mie attitudini e su come poterle metterle a frutto nel mondo professionale. Attraverso soprattutto incontri one-to-one con un coach (Roberto Mario, Rivoluzione umana) e incontri tematici e trasversale (che ritengo il vero punto di forza di questa esperienza), entrando in contatto con esperienze sia di professionisti dal mondo delle aziende che accademico, ho avuto la possibilità di ampliare i miei orizzonti e prospettive future.
Credo che questo processo sia fondamentale, specialmente in questo momento della vita, per porre solide basi per le scelte che sarò chiamato a prendere alla fine del mio percorso di studi e non solo.
Sicuramente non è stato facile mettersi in discussione ed in gioco, riconsiderando le convinzioni e le sicurezze che mi avevano accompagnato fino ad ora; ho intrapreso la magistrale con l’obiettivo del dottorato, prospettiva che sto riconsiderando in un paniere più ampio di opportunità, che non credo sia il momento di precludermi in questa fase ancora di sperimentazione per me.
Il Future Thinking mi ha permesso di andare a delimitare i contorni di una figura professionale, che esula dalla mera concezione di possibilità di carriera come fine ultimo della propria sfera lavorativa, ma come incontro tra ciò che posso mettere a disposizione e ciò che il mercato del lavoro mi può offrire. Attraverso un ragionamento basato sull’IKIGAI, ho preso maggior consapevolezza i driver della mia scelta di approfondire l’ambito economics, non come scienza sterile, ma come possibilità di avere un impatto concreto sulla vita delle persone e della società, mettendo in gioco la mia passione e le mie capacità di analisi, organizzazione ed anche relazione.
Ci racconti brevemente il progetto Innovation Experience per l’azienda Zordan?
Il progetto di Innovation Experience con Zordan è una esperienza molto sfidante, che sono stato ben lieto di accettare con tanto entusiasmo.
Insieme ad un gruppo di altri studenti, collegiali e amici dai più disparati background (2 ingegneri, 2 psicologi, 1 esperta di comunicazione e mediazione linguistica e 1 economista. Sembra un po’ una barzelletta…), abbiamo accolto la richiesta di Zordan, un’azienda del territorio (Valdagno, VI) che si occupa di allestimenti e arredamento per il retail del lusso assoluto (giusto per citare alcuni clienti sono fornitori di Bulgari, Gucci e Prada).
Zordan ci ha colpito innanzitutto per il suo modello e stile di business, B-corp basata su un’organizzazione TEAL (stravolge la concezione gerarchica dell’azienda, organizzata in team indipendenti in cui il management è al servizio della produzione) che fa delle persone, della sostenibilità e del legame con il territorio i suoi valori fondanti. I valori dell’azienda, che va alla ricerca di avere un impatto sulle persone e l’ambiente prima che il profitto, ci hanno dato la sicurezza di essere nell’ambiente giusto per metterci in gioco e crescere con una sfida di innovazione.
Il progetto, iniziato ad aprile, si svilupperà su 8 mesi circa, in cui staremo a stretto contatto con l’azienda, in particolare con le figure di Giuseppe Caruso (CEO) e Filippo Ferracin (Team Leader del team pink), e che ci permetterà di toccare con mano anche la realtà americana, in un periodo di esperienza “sul campo” nella sede di Zordan Industries in Michigan, ramo in grande espansione ma che sta riscontrando alcune difficoltà a livello di integrazione e autonomia rispetto alla casa madre.
In questo viaggio, saremo accompagnati da Giovanni Rigon, responsabile del Career Service del collegio, che ci aiuterà e guiderà nel portare avanti questo progetto impegnativo.
Per me rappresenta la prima esperienza di questo tipo, con un progetto così lungo che permette di immergermi in una realtà aziendale virtuosa come quella di Zordan, all’interno di un gruppo veramente poliedrico. Credo che questa eterogeneità sia uno dei grandi punti di forza dell’Innovation Experience, consentendo ad ognuno di noi di cambiare i punti di vista e una contaminazione costante e costruttiva di competenze e approcci. Credo che sia perfettamente in continuità con l’esplorazione iniziata con il Future Thinking, nell’ottica di andare oltre e scoprire nuovi orizzonti.
Nuovi orizzonti portati anche dalla possibilità, in questa nostra consulenza, di sperimentare Innovazione, esplorando spazi non esplorati da parte dell’azienda, in cui poter dare punti di vista nuovi, esterni e scevri da eventuali sovrastrutture e filtri di chi vive il business dall’interno.
Cosa significa per te innovazione?
Proprio questo per me vuol dire innovazione, poter dare un contributo per affrontare problemi che non sono stati affrontati o che non possono essere affrontati in maniera canonica, in cui è necessario cambiare prospettiva, senza sapere bene dove si è diretti. Senza la paura dell’ignoto ma con la consapevolezza di potersi concedere l’errore e con l’umiltà di chi non sente di avere le risposte in tasca, si ha la possibilità di mettersi in gioco e di poter dare il proprio contributo e il proprio supporto all’azienda.
Credo che possa essere per me un’esperienza molto importante nel mio percorso di crescita umana e professionale per cui ringrazio il Collegio per aver investito in me e in attività come l’Innovation Experience, che costituiscono un qualcosa di unico nel proprio bagaglio personale.